J. Roberts ai Golden Globe del 1990

Primavera 2023: è tailleur-ite!

Che sia la voglia di avere quel tocco in più (ma senza strafare), in un semplice venerdì sera con le amiche, o ad un appuntamento di lavoro importante, o magari per il matrimonio di quell’amica, fissato ad agosto, nel bel mezzo delle tanto agognate ferie, certo è che quando vogliamo sentirci libere e sofisticate al tempo stesso la soluzione più efficace è tailleur.

Capo evergreen nelle vetrine di qualsiasi brand, il tailler dalle sue infinite nuances pastello alle tonalità più eccentriche, dal taglio sartoriale monopetto o doppiopetto, dallo stile classico oppure oversize, riesce davvero ad accontenarci tutte. E proprio il prevalere del soft-tailoring dalla linee morbide e dalle forme ampie ci riporta sulla passerella di Armani degli anni ’90, quando la sua giacca destrutturata, en pendant con i pantaloni, elevava il tailleur a status symbol di praticità ed eleganza. E pensate che bisognerebbe tornare al lontano 1885 per ringraziare l’estroso sarto francese John Redfern per aver confezionato il primo lady’s suit, composto di giacca e gonna lunga su commissione della regina Alessandra, moglie del sovrano inglese Edoardo VII. Alleggerito nel tessuto da Coco Chanel nel 1917, grazie all’impiego del jersey e ad un taglio della gonna portato al ginocchio, il tailleur ha continuato la sua evoluzione in termini di praticità per valorizzare ancor di più la silhouette femminile nel 1947, con la giacca stretta sui fianchi e la gonna a ruota del famigerato tailleur bar, firmato Dior. Ma la novità che più di tutte ha rivoluzionato questo capo finora conosciuto è stato il primo tailleur-pantalone, nato nella Maison Yves Saint Laurent nel 1966, su cui negli anni a seguire Giorgio Armani ha concentrato tutto il suo genio artistico, trasformandolo nel capo iconico che conosciamo oggi. Allora, domani shopping?

M.A.

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